Proteina C Reattiva (PCR): quando è essenziale confermare un sospetto di infezione, locale o sistemica

La Proteina C Reattiva (PCR), così chiamata per la sua reattività con la molecola del polisaccaride C dello Pneumococco, è una proteina sintetizzata dal fegato la cui concentrazione aumenta nel sangue in seguito a un processo infiammatorio causato da una infezione (batterica, virale, fungina, parassitaria) o da un danno tissutale

Poiché questa reazione avviene rapidamente, la PCR viene inclusa fra le così dette “proteine della fase acuta”, indicando la presenza o assenza di una infiammazione, senza esserne diagnostica per una patologia specifica.

La sua concentrazione aumenta in seguito al rilascio di citochine specifiche, che sono proteine prodotte dalle cellule immunitarie accorse nel luogo dell’infiammazione.

La PCR si esegue sostanzialmente su un prelievo di sangue periferico prelevato da una vena del braccio

Vi sono più metodi per la determinazione della concentrazione di PCR, metodi che si basano su analisi turbidimetrica o su tecniche immunometriche che utilizzano una reazione antigene-anticorpo.

La PCR svolge un ruolo importante nel aiutare i meccanismi della difesa immunitaria: si lega alle molecole di agenti patogeni, di corpi estranei e delle cellule dei tessuti danneggiati favorendo l’attivazione del sistema complemento e delle cellule fagocitarie.

La sua concentrazione aumenta quindi rapidamente in seguito ad un processo infiammatorio, ovvero ad un evento patologico.

La determinazione della concentrazione della PCR si rende utile per confermare un sospetto di infezione, locale o sistemica (sepsi o setticemia), oppure un sospetto di malattia autoimmune o una patologia infiammatoria intestinale, o una neoplasia o un danno di origine ischemica (infarto del miocardio, ictus).

L’aumento di PCR che deriva in conseguenza di questi stati patologici fa sì che il clinico possa richiedere indagini più approfondite per una diagnosi certa o monitorare l’andamento di una malattia

La proteina aumenta anche in seguito a un intervento chirurgico, a un trauma, a ustioni.

Non è richiesta alcuna preparazione specifica.

È preferibile il digiuno di 8-10 ore anche se in caso di prelievi con carattere di urgenza ciò non può essere rispettato.

Valori inferiori a 0.5 mg/dL indicano assenza di processo infiammatorio.

La PCR viene prodotta entro 4-6 ore dall’insorgenza del danno dei tessuti e dalla infiammazione

La sua concentrazione raddoppia ogni 8 ore prima di raggiungere il picco intorno alle 36 ore.

In corso di un processo infiammatorio i valori della PCR aumentano generalmente in maniera proporzionale all’entità e all’estensione del danno.

In particolare, l’aumento di PCR è più moderato in corso di infezioni virali rispetto alle batteriche e fra queste ultime vi è un incremento diverso a seconda dell’agente patogeno coinvolto.

La valutazione della concentrazione della PCR si rende particolarmente utile quando si vuole monitorare il corso di una malattia e/o l’efficacia di una terapia

La diminuzione del livello ematico in seguito ad un trattamento antiinfiammatorio indica l’efficacia della terapia; al contrario, se ad esempio in seguito ad intervento chirurgico il tasso ematico non diminuisce questo può significare l’insorgenza di una complicanza.

È pertanto importante sottolineare che ogniqualvolta si verifica un aumento del livello ematico di PCR, ciò significa situazione di allarme, mentre una suo decremento rappresenta un miglioramento della malattia.

Ricordiamo che esistono delle condizioni non patologiche durante le quali è possibile un aumento di PCR: nel neonato nei primi giorni di vita, nell’ultimo periodo della gravidanza, negli obesi, in corso di terapia con alcuni farmaci.

Nel caso di insufficienza epatica, si può non avere un aumento di PCR anche in corso di una delle patologie sopra elencate poiché il fegato non è in grado di sintetizzarla.

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Fonte dell’articolo:

Bambino Gesù

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