"La solidarietà non diventi reato": La politica europea è ferma a 36,06 gradi Nord 15,14 gradi Est. Cosa dice la legge del mare?

Un appello affinché non si arrivi al muro contro muro da parte della ONG oggi bloccata fra Malta e Sicilia con 629 migranti a bordo

Oggi Italia, Malta ed Unione Europea stanno litigando e cercando uno scontro politico sulla gestione delle migrazioni dall’Africa verso il continente europeo, che hanno negli anni pesantemente penalizzato il paese Italiano a fronte di politiche migratorie mai concordate e mai solidali.

In mezzo a tutto questo però ci sono uomini, donne e bambini, per la precisione 629,  fermi nel mare a 36.06272 N/15.14547 E. Voi, cittadine e cittadini europei, lettori di questo articolo, avete un solo metodo per scegliere da che parte mettervi. Informarvi.

 

Non vogliamo infatti porre nessuna pregiudiziale sul tema, perché oltre alle questioni politiche, ci sono questioni morali ed emotive che ogni essere umano deve prendere in considerazione, prima di scegliere apertamente verso una posizione oppure verso un’altra.

Quello che è certo oggi è che oggi è il codice di navigazione che vale per la nave di SOS MEDITERRANEE situata in acque internazionali. Deve quindi essere la nave stessa a trovare un porto sicuro dove sbarcare questi esseri umani che hanno bisogno di assistenza umanitaria e cure mediche. Ma come lei anche tutte le altre imbarcazioni non dello Stato Italiano che stanno operando nel Mare Mediterraneo, devono trovare una soluzione a questa querelle diplomatica estremamente importante e capire se muovendosi verso Malta, o verso Lampedusa, o verso la Sicilia, troveranno accesso ad una struttura dove svolgere l’attività imposta dal codice internazionale di navigazione.

Si dibatte infatti del porto sicuro in cui attraccare: secondo molte fonti il porto sicuro in cui attraccare deve essere geograficamente vicino ed essere sicuro per le persone tratte in salvo. La possibilità che la condizione giuridica degli sbarcati sia delicata e che questi possano richiedere asilo politico o lo status di rifugiato deve entrare nelle decisioni del comandante della nave, che deve fare richiesta di approdo, e quest’ultima deve essere approvata oppure rifiutata. Tenendo conto della possibilità che i profughi possono essere maltrattati, schiavizzati o torturati, è prassi comune evitare lo sbarco degli esseri umani nuovamente in Libia o in Tunisia. Quest’ultima peraltro è in una situazione difficile da definire, poiché ha subito attacchi terroristici – contro turisti europei – e non è considerata porto sicuro, attualmente.

Il primo punto del documento redatto dall’organizzazione internazionale marittima IMO dice specificamente che “Gli Stati Costieri devono assicurare che i servizi SAR o altre competenti autorità nazionali, coordino i propri sforzi con i servizi delle altre entità responsabili delle stesse materie relativamente allo sbarco delle persone salvate in mare”.

“Bisogna inoltre assicurare che ogni operazione e procedura – così come lo screening e l’assegnazione di status di persona salvata, che vanno oltre la semplice assistenza alle persone in pericolo – debba essere realizzata fuori dalla procedura di sbarco in un luogo sicuro”.

Questo recita testualmente il regolamento internazionale della navigazione marittina, redatto e approvato dalla IMO e da TUTTI gli Stati facenti parte di questa organizzazione. Il regolamento è qui. Esiste ovviamente anche un regolamento italiano – valido per le acque di competenza del nostro Paese – che trovate qui.

Mentre quindi il Mediterraneo diventa terreno di scontro, una nave con 629 persone a bordo e che deve essere continuamente rifornita di cibo ed acqua dalle autorità italiane, rimane alla fonda, percorrendo continuamente il suo zig-zag nel centro del Mediterraneo, aspettando – purtroppo – che la situazione si sblocchi o che sia il meteo a rendere la navigazione con così tanti essere umani a bordo totalmente insicura per la sopravvivenza.

Per cercare di dare completezza alla nostra informazione aggiungiamo la lettera che SOS MEDITERRANEE ha deciso di pubblicare e indirizzare a tutti i cittadini Europei:

Dall’inizio della missione di SOS MEDITERRANEE, nel febbraio 2016, oltre 30mila persone sono state soccorse nel Mediterraneo e accolte a bordo della Aquarius, la nostra nave ambulanza. Abbiamo ascoltato le testimonianze dei naufraghi su detenzioni, furti, torture, violenze sessuali e lavori forzati di cui sono stati vittima lungo il viaggio e nei centri di detenzione in Libia.

Altre migliaia di donne, uomini e bambini restano dispersi in mare a causa della mancanza di mezzi di soccorso sufficienti. Noi, cittadine e cittadini europei, ci rifiutiamo di essere spettatori indifferenti o addolorati.

Riteniamo che soccorrere le persone che rischiano la vita, a terra come in mare, sia un obbligo giuridico e morale.

Riteniamo una priorità tendere la mano a chi annega davanti ai nostri occhi alle porte dell’Europa.

Noi, cittadine e cittadini europei, ci siamo rivolti all’Unione europea e agli Stati che ne fanno parte

Affinché mettano in campo una flotta di soccorso adeguata, nel rispetto delle convenzioni sul diritto del mare e del diritto internazionale.

Affinché la tutela della vita in mare torni a essere una priorità assoluta prima di ogni considerazione politica.

Per ribadire l’obbligo di ogni Stato di garantire protezione alle persone la cui vita sia in pericolo.

Finora il nostro appello è rimasto senza risposta.

Oggi è a voi, cittadine e cittadini europei, che lanciamo un appello

Aiutateci a soccorre in mare le persone in pericolo e a occuparci di loro con dignità. Non accettate che il prezzo delle politiche europee sia il sacrificio di migliaia di persone.

Aiutateci a essere gli occhi della società civile nel Mediterraneo, alle frontiere dell’Europa. Rifiutate che gli Stati dell’Unione europea, a vostro nome, continuino a finanziare e equipaggiare la Guardia costiera libica al mero scopo di intercettare in mare migliaia di persone e di riportarle nell’inferno dal quale tentano disperatamente di fuggire.

Agite al nostro fianco per tradurre in azione i valori universali di umanità e solidarietà che l’Europa ha fatto propri. Non accettate che la solidarietà diventi reato, facendo annegare il nostro onore proprio come i naufraghi.

Insieme agiamo per salvare vite in mare.

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